
Si tratta di un collettivo di ragazzi che negli ultimi tempi ha intrapreso una personale e riconoscibilissima peregrinazione murale, soprattutto nell’area metropolitana di Pescara. Le loro opere caratterizzate da citazioni di personaggi storici con i loro ritratti, hanno come obiettivo quello di lasciare un messaggio nero su bianco; un messaggio velatamente nascosto in quella che è la loro stessa firma, calligraficamente disegnata in modo che, letta specularmente, possa essere di ispirazione e sostegno per chi si soffermi ad osservare le loro opere: “dire di si”. Accompagnata da un fiore del tarassaco, posto a chiusura della firma, caratterizzato da semi che iniziano a volare per disperdere nuova vita
Quanto è bello il nostro pianeta

Pulpa Festival Vol.1_2021
In quest’opera, l’iconico soffione viene scorto dall’alto, da colui che è stato il più famoso cosmonauta sovietico, Yuri Gagarin, il primo uomo a volare nello spazio e ad orbitare attorno alla Terra.
Osservando il murale sarà facile ritrovare, nei reconditi della nostra memoria, quelle iconiche immagini avvistate sui libri di scuola, o molto più banalmente su internet, ritraenti gli occhi vispi ed entusiasti di colui che divenne uno degli Eroi dell’Unione Sovietica; il quale, a bordo della capsula Vostok 1, fu immortalato bardato di tutto punto, con la tuta spaziale arancione e il celebre casco bianco, sul quale fu dipinta, in rosso e a caratteri cubitali, la sigla CCCP.
Gli occhi di Yuri, allora, come per magia diventeranno i nostri, e ci ritroveremo a fantasticare su come possa essere il nostro pianeta, visto da lassù. Non importa che poi affiori in fretta la consapevolezza di dover rimanere inevitabilmente interdetti, tra la strada e le stelle; possiamo comunque ben comprendere la portata delle parole enunciate dallo stesso Gagarin in seguito alla sua impresa, prese per l’occasione in prestito e traslate sul muro: “Girando attorno alla Terra, nella navicella, ho visto quanto è bello il nostro pianeta. Il mondo dovrebbe permetterci di preservare ed aumentare questa bellezza, non di distruggerla!”
Una riflessione, quella dell’astronauta russo, il cui eco riverbera ancora nitidamente.